Il giorno 22 febbraio 2018 è stato pubblicato online sulla rivista Comptes Rendus Palevol l’articolo: “Avian fossil assemblages at the onset of the LGM in the eastern Alps: a palaecological contribution from the Rio Secco Cave (Italy)” di Lisa Carrera, Marco Pavia, Matteo Romandini e Marco Peresani. Questo originale contributo descrive le specie di uccelli rinvenute nel deposito di Grotta del Rio Secco, un sito archeologico paleolitico situato a Pradis di Sotto (PN), a 580 m slm. Lo studio dei resti fossili degli uccelli all’interno dei siti archeologici è un campo ancora poco esplorato, ma che presenta grandi potenzialità, vista la ricchezza di resti fossili dell’avifauna nei siti italiani e le numerose informazioni che può fornire, soprattutto riguardo l’ambiente e il clima del passato, ma anche riguardo le dinamiche dell’interazione tra gli uomini e gli uccelli nella Preistoria.

Una attenta analisi dei resti fossili dell’avifauna rinvenuti nel sedimento di Grotta del Rio Secco ha permesso l’identificazione di diverse specie di uccelli, che hanno fornito importanti informazioni sull’ambiente e sul clima che erano presenti circa 30.000 anni fa nei dintorni del sito, poco prima dell’Ultimo Massimo Glaciale, in corrispondenza di una frequentazione da parte di Homo sapiens. Specie come il gallo cedrone, il fagiano di monte, la nocciolaia ed il crociere indicano la presenza di foreste, perlopiù di conifere; la presenza della starna indica la presenza di aree aperte erbose; la folaga indica la presenza di specchi d’acqua dolce a debole corrente mentre la pernice bianca e il sordone indicano la presenza di aree aperte con affioramenti rocciosi. Un importante dato paleoclimatico è fornito dalla pernice bianca: la presenza di questa specie, oggi presente solo a quote molto più alte, sopra al limite superiore della vegetazione arborea, indica che il clima, all’epoca, doveva essere decisamente più rigido dell’attuale. L’analisi dei resti ossei ha inoltre consentito di individuare tracce che documentano la caccia ad alcune specie di uccelli da parte dei paleolitici che occupavano il sito circa 30.000 anni fa.

La ricerca archeologica presso il sito di Grotta del Rio Secco è coordinata dall’Università degli Studi di Ferrara in concessione di scavo del MIBACT ed è finanziata dal Comune di Clauzetto, dalla Regione Friuli Venezia Giulia – ERPAC e da altre istituzioni, Consorzio BIM Tagliamento, Provincia di Pordenone, Ecomuseo delle Dolomiti Friulane “Lis Aganis”, Fondazione Friuli e Friulovest Banca.


A sinistra, alcuni dei resti ossei dell’avifauna rinvenuti a Grotta del Rio Secco; a destra, alcune tra le specie rinvenute, in ordine: pernice bianca, gallo cedrone, crociere, folaga.

L’articolo apparso su Comptes Rendus Palevol 


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In volo nella Preistoria a Grotta del Rio Secco